La tua vacanza al Parco Nazionale del Pollino
Informazioni
TuristicheDenominazione: Parco Nazionale Pollino
Superficie a terra: 171.132,00
Regioni: Basilicata/Calabria
Province: Cosenza, Matera, Potenza
Altre aree protette gestite:
- Riserva Statale Valle del Fiume Lao
- Ente Gestore: Ente Parco Nazionale del Pollino
L'Ente di Gestione
- Ente Parco
- Il Presidente
- Il Consiglio Direttivo e la Giunta Esecutiva
- Il Collegio dei Revisori dei conti
- La Comunità del Parco
-
Collaboratori esterni
Informazioni turistiche: Il Parco
Il Parco Nazionale Del Pollino è una delle più grandi aree di recente istituzione in tutta l’Italia, parte dell’Appennino Meridionale Calabro-Lucano. Si estende lungo un territorio che tocca le acque del Tirreno e dello Ionio, dalle zone di Cozzo del Pellegrino a Serra Dolcedorme, attraversando i Piani di Campolongo, Lanzo, Novacco, i Piani del Pollino, i fiumi Abatemarco e Argentino, le gole del Raganello e del Lao e i torrenti Frido e Peschiera.
Tale zona ingente e incontaminata presenta, in modo permanente, specie animali e vegetali rare e particolarmente interessanti, un esempio ne è l’aquila reale, il capriolo e il pino loricato. Le terre naturali, di questo immenso territorio immerso nel verde, rivestite da estese faggete, tratti di rocce dolomitiche, circhi glaciali e grotte non si privano anche di siti paleontologici, un esempio è la Valle del Mercure e Grotta del Romito e archeologici del periodo della colonizzazione greca, Santuari, Castelli, Conventi, strutture per la vita agropastorale e persino feste popolari e gruppi di minoranze etnico-linguistiche di provenienza albanese che risalgono al XV – XVI secolo.
Il Parco lungo quasi la sua intera estensione, è caratterizzato dalla presenza dei Massicci del Pollino e dell’Osomarso, catena montuosa, parte dell’Appennino meridionale, posta sul confine tra la Basilicata e la Calabria, nel nucleo del Mediterraneo. Custodisce alcune delle vette più alte del Mezzogiorno italiano, innevate per la maggior parte dell’anno. Dalle sue cime, alte oltre i 2200 mt di altitudine rispetto al livello del mare, si riescono a intravedere le coste che si affacciano sul Tirreno di Maratea, Belvedere Marittimo, Praia a Mare e il litorale dello Ionio posto da Sibari a Metaponto.
Gli aspetti naturalistici e culturali del Pollino, le principali caratteristiche del patrimonio fisico ed umano racchiudono identità naturalistiche geomorfe, faunistiche, botaniche, storiche, archeologiche, culturali e scientifiche uniche al mondo. L’aspetto naturale più rilevante e di grande eco è caratterizzato da rocce dolomitiche, pareti di faglia di provenienza tettonica, bastioni calcarei, dirupi, gole profonde, pascoli ad alta quota, grotte carsiche, ecc…
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Il Parco presenta un territorio per la maggior parte montuoso, caratterizzato da tre strutture di livello che a partire dalla zona compresa tra il Mar Ionio e il Mar Tirreno raggiungono le quote più alte dell’Appennino meridionale:
Il Massiccio del Pollino, con le vette più alte del Parco:
- Serra Dolcedorme (2267 m)
- Monte Pollino (2248 m)
- Serra del Prete (2181 m)
- Serra delle Ciavole (2127 m)
- Serra di Crispo (2053 m)
Tra il Serra delle Ciavole e il Serra di Crispo, oltre i 2000 metri, nasce la Grande Porta che anticipa i Piani di Pollino, uno dei pianori più suggestivi ad alta quota circoscritto da crinali che presentano esemplari degni di nota del Pino loricato e un’ingente alternanza di fiumi e torrenti che sgorgano in gole strette e ingenti pareti di roccia, tra cascate e mulinelli, boschi secolari ed ampie praterie.
Mentre, ad una quota inferiore troviamo il Piano Campotenese che delimita il Massiccio del Pollino dai Monti Orsomarso che si elevano caratterizzati da una folta vegetazione:
- Cozzo del Pellegrino (1987 m)
- La Mula (1935 m)
- la Montea (1825 m)
- il Monte La Caccia (1744 m)
- il Monte Palanuda (1632 m)
In questa zona del parco si distendono vallate attraversate da corsi d’acqua di grande fascino naturalistico, e cascate che creano paesaggi e panorami meravigliosi,accompagnati da singolari forme rocciose, Tavola dei Briganti, Pietra Pertusata e Pietra Campanara, che incrementano il suggestivo paesaggio.
Nella zona posta a settentrione, è presente, in una posizione quasi isolata, il Monte Alpi, di 1900 metri, particolare per le sue origini geologiche.
Gite ed escursioni turistiche: Lineamenti orografici e l'idrografia
Posto sul confine tra la Basilicata e la Calabria, il Parco nazionale del Pollino, delimitato dal mar Tirreno e il mar Ionio, che si estende lungo 192.565 ettari, oggi rappresenta l’area protetta più estesa in Italia.
Il Parco presenta un territorio per la maggior parte montuoso, lungo il quale sorgono tre massicci che fanno parte dell’Appennino meridionale Calabro – Lucano: il Pollino, al centro del Parco, i monti dell’Orsomarso verso sud ovest e il monte Alpi nella zona settentrionale.
Informazioni culturali: La Storia del Parco
Molti sono stati gli appellativi attribuiti al Parco, parco di carta, parco fantasma, parco di Penelope, ecc, ciò proviene dal primato raggiunto dal parco per il numero di studi, progetti, dibattiti senza fine o riscontro dovuto a un tentativo di valorizzazione che vede le sue radici già nel 1958 anno in cui fu pubblicato il testo "Precedenti storici per la valorizzazione scientifica e turistica del Pollino...", a cura di A. Miglio.
In ogni caso il ’58 rappresenta anche l’anno in cui gli aspetti naturalistici e culturali del Pollino prendono il loro spazio sulla scena nazionale, infatti a giugno dello stesso anno, viene proposto, alla Camera dei Deputati, un "Progetto di Legge per la Valorizzazione del Pollino" e in agosto viene festeggiata presso Piano Ruggio la VII Festa Nazionale della Montagna. A partire dal 1964, il Parco, sarà presente in tutti gli elenchi delle zone naturali da tutelare.
Ma il parco negli anni è stato anche campo di battaglia per numerosi movimenti ambientalisti, in particolar modo per il WWF, infatti nel 1968 fu presentata a Potenza una "Proposta di un parco nazionale calabro-lucano del Pollino" da parte dell’associazione. Nello stesso tempo fu presentato il progetto “Pollinea” per mano del Consorzio per il Nucleo di Industrializzazione del Golfo di Policastro nel quale veniva proposta la realizzazione di stazioni sciistiche, l’edificazione di strade in quota, che avrebbero creato notevoli disagi al Parco. Questo fu il primo tentativo di speculazione, ma non tardò il secondo con il progetto avanzato dalla società OTE del gruppo EFIM-INSUD nel 1970, che prevedeva scenari faraonici e inseriva tutto il massiccio in un grande paesaggio delle nevi.
Lo stesso anno il CNR ingaggia un gruppo di facoltosi naturalisti del WWF per la stipulazione di un "Piano d'assetto naturalistico territoriale del Parco Nazionale Calabro Lucano del Pollino". Il progetto prevedeva la suddivisione del territorio in differenti livelli di protezione e tutela, e, in seguito ad una minuziosa analisi di costi e benefici, si riuscì a dimostrare come il territorio, conservato in tutti i suoi aspetti naturalistici, fosse più redditizio di qualsiasi progetto speculativo fino ad allora presentato. Questo fu uno dei primi studi su un’indagine scientifica che, estranea a ogni tipo di pregiudizio, dimostra che un’istituzione di un’area protetta risulta una buona occasione di sviluppo per le popolazioni del posto.
Nel 1973 viene pubblicato, dalla Regione Basilicata, un libro bianco con il tentativo di trovare un compromesso tra le due proposte presentate rispettivamente dal WWF e dall’EFIM. Tale documento rappresentò la base per l’iniziativa legislativa con la quale la Basilicata propose alla Calabria la stipulazione congiunta di un "Progetto speciale per la valorizzazione del Pollino", ma la proposta rimase tale e la regione Basilicata fu costretta a portare avanti il progetto del Parco Regionale.
Nel 1977 fu bandito un concorso per la proposta di nuove idee al fine di creare un parco naturale nel versante lucano del Massiccio, fu vinto da Gruppo Interdisciplinare di studio coordinato dall'arch. Ferrara con la partecipazione di numerosi studiosi che presentarono nel 1981 il “Progetto Pollino”, che in sei volumi illustrava le proposte elaborate e le relative analisi, approvato nel 1985 solo il Piano Territoriale di Coordinamento.
Nonostante il Parco Regionale del Pollino fu istituito con L.R. n. 3/1986, non avviò mai nessun tipo di attività di gestione. Il parco regionale diventa realtà solo nel1993 con l’istituzione dell’Ente e nel 1994 con la costituzione degli organi di gestione.
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Tra le vette dolomitiche sovrasta l’aquila imperiale ormai protagonista di queste terre, i tratti boschivi rivestiti di faggi, castagni e di cerro sono abitati da una fauna in via di estinzione, ricordiamo il capriolo di Orsomarso, il falco pellegrino, il lupo appenninico, il picchio nero, il gufo reale e il corvo imperiale.
Nelle zone di maggior altitudine cresce un relitto risalente all’ultima glaciazione, molto raro. Il simbolo indistinguibile del parco è il pino loricato, tra i boschi posti sulle pendici delle montagne imperano faggi, castagni, cerri, mentre funghi, frutti, muschio ed erbe aromatiche custodiscono il terreno.
Il parco è caratterizzato dalla ingente presenza di sorgenti di fresche acque limpide che si diramano verso valle per riempire le gole del Raganello, del Rosa e del Lao. Lo scenario varia radicalmente a valle tra spazi aperti caratterizzati da immensi campi di grano, piante o alberi selvaggi.
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