Vacanza culturale: la Storia di Potenza
Potenza nasce presso la zona a nord della dorsale appenninica delle Dolomiti lucane, precisamente nella valle del Basento, percorsa dal fiume che prende il nome dalla valle, e da differenti monti molto più elevati, un esempio sono i Monti Li Foj.
La zona storica della città è posta nella parte alta in opposizione alle zone di recente costruzione site nella zona bassa di Potenza. La parte alta, anticamente la prima zona abitata, arrivava a quota 1.095 di altitudine, in una zona che oggi si identifica con il nome di Serra di Vaglio, nel corso degli anni la popolazioni si trasferì in quello che oggi il centro antico della città per motivazioni oscure.
Informazioni turistiche e culturali: Potentia - Dall'Età Antica al Regno Normanno-Svevo
La nascita della città ha origini incerte, ma sicuramente antichissime, infatti si pensa che le sue origini possano essere state di stirpe italo-greche, pelasgiche o sabelliche. Posta in una posizione privilegiata, tra le colonie greche di Metaponto e Poseidonia, fu inevitabilmente tra le mete della civiltà greca che le garantì un notevole progresso rispetto alle sue condizioni precedenti. Nonostante l’assenza di reali testimonianze, come monete o altri reperti, si pensa fu indipendente e libera fino al momento in cui Roma non attuò le sue mire espansionistiche. Radicale sin dal primo istante fu la posizione dei lucani e di Potenza stessa nei confronti di Roma vista sempre in un’ottica ostile che portò la regione a schierarsi sempre con la fazione opposta, un esempio lo ritroviamo in occasione della guerra tra Romani e Sanniti e tra Roma e i Bruzi.
I Lucani ebbero una vita relativamente tranquilla fino agli anni della battaglia di Canne, periodo in cui spostarono il loro interesse verso le fortune di Annibale. La battaglia del Metauro rappresentò un evento cruciale per la storia di Potenza infatti, in seguito all’uccisione del fratello Asdrubale, Annibale avvilito e sconfitto si reca in Africa lasciando i lucani nelle mani di Roma inferocita e vendicativa che trasformò la città da municipium in praefectura, fino a farla diventare una colonia militare con il nome di Potentia Romanorum. Nonostante la posizione avversa Roma seppe valutare e sfruttare l’ottima posizione geografica della città di Potenza tramite la creazione di strade militari verso molte zone limitrofe come Venusia, Oppidum, Anxia e Grumentum. Il periodo di decadenza durò oltre la decadenza dell’Impero Romano fino al periodo delle invasioni barbariche.
I Bizantini giunti nella regione in seguito al periodo barbarico, decisero di assegnarle il nome di Basilicata da basilici, o governatori, che amministrarono questi territori, mentre i Normanni, provenienti dall’Apulia, odierna Puglia, giunti in questi territori, sottomisero assieme a Potenza tutta la regione unendola alla Calabria e alla Sicilia formando il regno dell’Italia Meridionale. Ormai conosciuta con il nome di Basilicata, la regione, nel periodo normanno, subì numerose scorrerie da parte dei Saraceni che rappresentarono una minaccia dato che riuscirono a raggiungere e saccheggiare anche una città come Potenza lontana dalla costa e disposta nelle zone interne nei pressi dell’Appennino. Nello stesso periodo si verificarono avvenimenti di rilievo come, ad esempio, furono accolti nella città Papa Innocenzo II e l’imperatore Lotario secondo, all’epoca di Roberto il Giuscardo nel 1137.
Poco dopo, nel 1148, Ludovico re della Francia, liberato grazie ai saraceni dalla flotta normanna di ritorno da una spedizione in Terra Santa, fu accolto da re Ruggero II. Già in questi anni era notevole il ruolo di Potenza come città vescovile, infatti il primo dei suoi vescovi fu Amando, forse Amanzio, e Gerardo di Piacenza che innauguò la sedia vescovile nel 1111 e morì nel 1119, in seguito santificato e riconosciuto patrono della città. In seguito al matrimonio tra Costanza d’Altavilla, ultima erede dei normanni, ed Enrico VI, figlio di Barbarossa, nel meridione arrivarono gli Svevi. Potenza si schierò dalla parte sveva sostenendo Federico II che non si fidò della riconoscenza lucana a tal punto da raderla al suolo.
Simboli di tali dominazioni e testimonianza di autorità e potenza sono il castello di Lagopesole, poco distante da Potenza, e il castello di epoca normanna di Melfi. Ma il periodo nefasto non finì, infatti Potenza dovette subire l’ira di Carlo d’Angiò che, sconfitto Corradino decapitato in piazza del Carmine a Napoli, si vendicò su tutte le città che parteggiavano per lui, tra cui appunto Potenza, con l’aiuto del Conte di Belcastro e Ruggiero Sanseverino. Devastazioni ancor più ingenti si verificarono nel dicembre del 1273 a causa di una terribile serie di terremoti.
Storia, arte e cultura: gli Angioini, gli Aragonesi e la dominazione spagnola
L’arrivo degli Angioini rappresentò un frazionamento delle terre meridionali tra i vassalli francesi che non portarono alcun giovamento alle città, come Potenza, ma le coinvolsero in guerre dinastiche che incisero fortemente in questi anni, un esempio lo riscontriamo nel 1390 con re Ladislao, che assediò la città anche se il 10 aprile del 1399 con il decreto reale diede clemenza sollevando Potenza dalla dipendenza feudale per un breve periodo. Erede al trono di Ladislao fu la sorella Giovanna che non riuscì a risparmiare la città dalle lotte a causa della presunzione dei vari dipendenti al trono. Potenza vide l’alternarsi di vari signori tra cui Francesco Sforza, Michele Attendolo di Cotignola e gli Zurlo e Iacopo Caracciolo.
In seguito gli Aragonesi, con re Alfonso, sottrassero la città agli Attendolo e la passarono a Don Indico de Guevara con il relativo ducato. Seguirono al potere don Antonio e don Giovanni, quest’ultimo fu il terzo conte di Potenza e partecipò alle guerre che video lo scontro tra gli Aragonesi e Carlo VII e Luigi XII. Il sesto conte di Potenza, don Alfonso de Guevara, combinò il matrimonio tra sua figlia Beatrice ed Enrico di Loffredo, in tal modo la città passò nelle mani dei Loffredo, che la governarono già nel periodo normanno. Il castello, che oggi conserva solo i resti di una torre, venne trasformato da don Carlo Loffredo in un monastero. In occasione delle lotte per il predominio, nella seconda metà del ‘600, tra francesi e spagnoli per la suddivisione del regno Consalvo de Cordova e Luigi d’Armagnac decisero di fare una armistizio negoziando il loro accordo nella città di Potenza.
Tale accordo non fu mai raggiunto, infatti, la ripresa degli scontri non tardò portando all’espulsione dei francesi da tutto il regno, istituendo in queste terre la provincia spagnola. Il meridione, ormai di dominazione spagnola, ebbe una rapida e radicale degradazione sia in campo politico sia in campo morale che si manifestò nella rivolta di Masaniello del 1647. Potenza stessa costituì la scena di numerosi movimenti di intolleranza popolare antispagnola, anche se non particolarmente minacciosi, portarono all’insorgere di episodi di violenza nelle campagne potentine. Ad aggravare ancor di più il clima avverso fu un altro terremoto violento nel 1694 che distrusse la città quasi del tutto, negli anni successivi non fu oggetto di particolare interesse da parte dei dominatori spagnoli per la sua ricostruzione.
Turismo culturale: l'età Borbonica
I Borboni, a partire dal 1734, governarono l’Italia meridionale, in particolare la città di Potenza divenne la sede del Ripartimento, precedentemente posta a Tricarico. Numerosi tumulti sociali si verificarono nel 1799, durante i quali perse la vita il vescovo Serao, portarono alla formazione di due fazioni opposte: i feudatari di Loffredo di orientamento legittimario, e Ripacificata con stampo rivoluzionario. Negli anni successivi la città vide un periodo di relativa quiete anche in occasione dell’arrivo delle truppe di Napoleone nel 1806, durante il quale la città non fece alcuna resistenza, infatti fu successivamente premiata con la nomina a capoluogo, fino ad allora detenuta da Matera.
Dall'Unità d'Italia al Secondo conflitto mondiale
L’epoca del Risorgimento italiano vede la città di Potenza particolarmente attiva nel campo politico, un esempio lo ritroviamo nella sua posizione alla dominazione borbonica nel 1860. Figura di rilievo sulla scena di questa ribellione patriottica, relativo alla città di Potenza, fu Emilia Maffei che convocò a Potenza, nel palazzo Loffredo, i delegati delle Provincie confinanti per sottoscrivere un “memorandum” per la difesa e il sostegno della libertà. Oltre alla repressione che portò un periodo di ingente difficoltà in tutto il regno, Potenza dovette fare i conti con un ulteriore terremoto molto violento, nel 1857. La città fu profondamente segnata da questi eventi, a partire dal crollo delle attività e dalla ripetuta devastazione dell’assetto urbano.
Ma le prospettive non furono delle migliori, solo due anni dopo il terremoto si concretizzarono le temute cospirazioni antiborboniche con lo sbarco di Garibaldi nel continente dando inizio al disfacimento delle truppe borboniche che creò le fondamenta dell’inevitabile processo di disgregazione del regno del Sud. Il 16 agosto del 1860 la città si arma e dopo due giorni venne proclamata l’annessione al Regno d’Italia governata da Vittorio Emanuele II di Savoia. Poco dopo l’Unità d’Italia prese vita un movimento che caratterizzò del terre del meridione: il brigantaggio, sostenuto da correnti filo borboniche al fine di raggiungere una restaurazione e appoggiato da movimenti e posizioni di disagio sociale come la miseria, l’ignoranza e l’incomprensione da parte dei nuovi sovrani piemontesi verso i reali problemi delle popolazioni del meridione. Il brigantaggio agì in molte zone della provincia risparmiando la città di Potenza dagli episodi più feroci, ma coordinando le direttive della repressione proprio dal capoluogo lucano. Il periodo compreso tra la formazione del regno d’Italia fino all’avvento della Prima Guerra mondiale vede l’alternarsi di numerose lotte politiche in un clima di correttezza e rispetto nonostante gli accessi e discussi duelli legati alle figure più rappresentative protagoniste sulla scena politica.
L’insieme degli episodi bellici e politici oppressero oltre al Nord anche molte città del Sud, principio del fascismo al potere, in tale situazione si distinse la città di Potenza che seppe affrontare gli eventi con una distinta moderazione e un’accettazione esemplare degli eventi del nuovo clima politico che si affermò in quegli anni. Con la seconda guerra mondiale la città subì ulteriori perdite, in particolare nel 1943 ci furono una serie di bombardamenti con l’obiettivo di bloccare le comunicazioni stradali e ferroviarie che collegavano le zone dello sbarco degli alleati, oltre alla demolizione di numerose strutture come l’ospedale di San Carlo e la Cattedrale, ci fu un numero ingente di morti.
Il secondo dopoguerra
Il secondo dopoguerra rappresentò per Potenza un’occasione di rinascita, si avviarono i progetti di ricostruzione dei danni causati dal conflitto e la città diede vita alla crescita di nuovi poli per lo sviluppo civile e sociale e avviò la nuova espansione urbana.
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