Trascorri le tue ferie a Melfi

Informazioni turistiche
della città di Melfi

Monumenti e luoghi d'interesse a Melfi

Melfi: Cultura e tradizione

La cucina di Melfi

Comune della provincia di Potenza è la seconda città per numero di abitanti nella provincia dopo Potenza e quarto in tutta la regione dopo Matera e Pisticci.

Presenta un centro storico di stampo medievale e negli ultimi anni è riuscita a svilupparsi a tal punto da diventare una delle località più produttive della Basilicata e uno dei maggiori centri industriale del Meridione grazie anche al polo industriale SATA, dei primi anni novanta che ospita uno dei più importanti stabilimenti della FIAT ed altre aziende sempre dell’indotto automobilistico.

Numerose sono state le proposte a partire dal 1866 per far diventare provincia autonoma da Potenza la città di Melfi.

Per il turista: la storia di Melfi

Le origini del nome

Panorama di MelfiIn base ad attestazioni storiche l’origine del nome di Melfi deriverebbe dall’antico fiume Melpes, ricordato dallo scrittore latino Plinio il Vecchio, oggi ridotto quasi ad un canale. Si ignora la datazione certa della fondazione della città, sebbene alcune attestazioni fanno pensare a colonizzazioni in epoche remote. Studiosi quali Giovanni Pontano e Leandro Alberti sostengono che i fondatori di Melfi fossero greci, mentre il monaco Erchemperto di origini longobarde nei suoi scritti indica come fondatrici alcune famiglie dell’Impero Romano.

Sostiene infatti che, in seguito alla ricostruzione di Bisanzio per mano di Costantino il Grande, queste famiglie si trasferirono nella città ma, per un ingente nubifragio vicino Sciavonia, si fermarono presso Ragusa in Croazia. In seguito alla loro espulsione ritornarono sulla costa italiana e si insediarono nel territorio lucano e fondarono Melfi. Un’ulteriore teoria indica la fondazione della città intorno ai primi anni dell’XI secolo per mano di Basilio Boioannea, avvalorata solo dalla mancanza di attestazioni precedenti.

Vacanza culturale: dall'antichità ai Normanni

Antica stampa di MelfiIn base ai ritrovamenti di una ingente necropoli, posti presso Toppo d’Avuzzo vicino Rapocca, si attesta che la città fu abitata sin dai tempi del neolitico teoria avvalorata anche dai resti rinvenuti presso la frazione Leonessa. Le primissime civiltà che si stabilirono nel territorio furono i Dauni e i lucani. Nel periodo romano il paese era in una posizione secondaria rispetto alle località confinanti come Venusia, oggi Venosa, poiché, quest’ultima si trovava in una zona strategica della via Appia ed era un luogo importante di scambi commerciali.

In seguito alla rottura dell’Impero Romano, il territorio posto sotto il controllo dei Bizantini e dei Longobardi acquisì sempre maggior importanza, ma una vera e propria svolta si ebbe con l’arrivo dei Longobardi. La città passò, nel 1042, nelle mani della famiglia Altavilla, con Guglielmo Braccio di Ferro, per mano del duca longobardo Guaimario IV di Salerno che concesse il riconoscimento ufficiale della città, in cambio gli Altavilla divennero suoi vassalli.

La famiglia nobiliare partì dalla città di Melfi per sottomettere l’intero Meridione. Nella città, nominata capitale della Contea di Puglia e Calabria nel 1059, si svolsero cinque concili indetti da cinque Pontefici tra il 1059 e il 1137. Durante il primo concilio furono riconosciuti i possedimenti conquistati dai Normanni, per volere del papa Niccolò II, e fu nominato Roberto il Guiscardo come duca di Puglia e Calabria, da quel momento vassallo della Chiesa.

Un momento roseo che continuò anche dopo il passaggio del titolo di Capitale prima a Salerno e in seguito a Palermo, infatti Melfi continuò ad essere uno dei principali punti di riferimento dell’impero normanno. Furono altri gli eventi religiosi che si svolsero a Melfi, infatti, papa Alessandro II presiedette il concilio di Melfi II dal 1067, periodo in cui accolse il principe longobardo di Salerno, Gisulfo II, e i fratelli Ruggero Altavilla e Roberto il Guiscardo. Durante il Concilio di Melfi III, nel 1089, papa Urbano II indisse la prima delle Crociate in Terra Santa e, in seguito, Pasquale II convocò il Concilio di Melfi IV nel 1101 mentre papa Innocenzo II celebrò l’ultimo Concilio di Melfi V del 1137.

La tua vacanza culturale: dagli Svevi agli Aragonesi

Federico II col falconeAi Normanni seguirono gli Svevi con Federico II Hohenstaufen che portò grande prestigio alla città, scelta dall’imperatore come residenza estiva trascorse i suoi momenti di distrazione, infatti amava praticare la falconeria, uno dei suoi hobby preferiti, presso le foreste del Monte Vulture.

Particolarmente importanti furono le Costituzioni di Melfi promulgare da Federico II dal castello, un unico codice di leggi per tutto il regno di Sicilia, scritto cardine della storia del diritto in particolare per la modernità di numerose caratteristiche. Con i successori angioini di Federico II Melfi intraprese un periodo di declino, nonostante gli interventi di ampliamento e ristrutturazione del castello per mano di Carlo II. Successori degli angioini furono gli aragonesi che spodestarono i primi dal potere sui territori di Melfi.

Un evento particolarmente rilevante investì Melfi poco più di due secoli dopo quando, sotto il dominio spagnolo, vide l’ingresso dell’esercito francese di Pietro Navarro e Odet de Foix. Siamo a cavallo tra il 22 e il 23 marzo del 1528 quando si assiste all’evento che passerà alla storia come “la Pasqua di sangue”, un tragico assedio caratterizzato da incendi, saccheggi e stermini fino a raggiungere tra il 3.000 e 4.000 morti. La vendetta spagnola non si fa attendere, infatti nel 1531 Carlo V, re di Spagna, sradica l’offensiva francese, ma la città ormai devastata per mesi resta disabitata. Grazie ai due editti del sovrano, Melfi si ripopola grazie a popolazioni di paesaggi limitrofi e una colonia di albanesi, e, per favorire il risanamento economico, è esentata dai tributi per 12 anni.

Informazioni turistiche: dal '500 ad oggi

Il brigante Michele SchiròMolte furono le insurrezioni sociali, subito dopo il governo di alcune famiglie nobiliari come i Vaccaro di Lavello o i Doria di Genova, che videro come protagonista la città di Melfi, ad esempio nel 1728 contro la gabella della farina e per la quotizzazione delle terre demaniali avvenuta nel 1831. Un altro fenomeno di particolare interesse si manifestò dubito dopo l’Unità d’Italia con l’occupazione da parte delle bande di Carmine Crocco della città il 15 Aprile del 1861: il Brigantaggio che vide personaggi singolari come Domenico “Malacarne”, Zappella e Michele Schirò.

Ma Melfi non subì in silenzio, reagì bene presto ponendosi come luogo di prigionia per molti inurrezionalisti e con altrettante condanne a morte. Un ultimo declino si ebbe con il terremoto del Vulture nel 1930, che spinse molti abitanti ad emigrare verso il Nord Italia ed Europa, sono grazie alla costruzione degli stabilimenti FIAT e Barilla la città vide ottime condizioni per un grande rilancio economico.

Turismo e cultura: i simboli di Melfi

Blasonatura stemma

« Scudo di foggia sannitica con campo d'oro recante al centro Basilisco verde con lingua rossa sostenuto dalla vetta centrale di un monte di tre cime color verde con contorno nero, sormontato da corona con torri d'oro e circondato da due rami di alloro e di quercia legati in basso da un nastrino tricolore al centro»

Blasonatura gonfalone

« Drappo “partito” di giallo e di verde, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dello Stemma civico sormontato dall'iscrizione, convessa verso l'alto, pure in oro, “Città di Melfi"»