La tua vacanza culturale: la storia di Venosa

Bassorilievo romano a Venosa, forse dedicato a CiceroneNotevoli e indiscutibili sono le documentazioni che attestano la presenza di insediamenti umani nella città sin dalla Preistoria, infatti sono state rinvenute tracce, databili a circa 600.000 anni fa, e resti di una ingente necropoli neolitica presso Toppo d’Aguzzo a Rapolla, poco distante dalla città. La maggior parte di questi reperti sono custoditi presso il Parco Paleolitico di Notarchirico, non molto distante dalla città. Si ritiene che Venosa venne fondata da popolazioni latine e sottratta ai Romani per mano dei Sanniti nel 291 a.C., quest’ultimi la trasformarono in una colonia di circa 20.000 persone.

Successivamente viene inglobata nell’Impero Romano ottenendo il titolo di Municipium, città romana, ricevendo, in tal modo, il diritto di voto e di cittadinanza per i suoi abitanti. Molteplici sono le teorie attorno all’etimologia del nome Venusia, maggior credibilità è la teoria che vede la fondazione della città in onore della dea dell’amore, Venere in latino “Venus”. Altre teorie identificano l’origine del nome nell’abbondanza e nella qualità dei suoi vini, appunto “vinosa”, ma anche nei corsi fluviali di cui è ricca o nel clima molto ventilato, ventosa.

In seguito all’occupazione romana, la città ebbe un momento di notevole sviluppo dovuto principalmente alla posizione strategica lungo la via Appia, tra le vie più importanti dell’antichità, che collegava Brindisi con Roma. Uno dei cittadini sicuramente più noti e importanti è Quinto Orazio Flacco, nato a Venosa nel 65 a.C., uno dei poeti più illustri che trascorse in questa città la sua adolescenza prima di trasferirsi a Roma.

Tra i primi anni dell’avvento del Cristianesimo, all’incirca verso il 70 d.C., nella città si stabilirono le prime comunità ebraiche di tutta l’Italia, che, senza alcuna difficoltà, riuscirono ad ambientarsi e a socializzare con la popolazione del posto, alcune tracce le possiamo ritrovare nelle cavità della collina della Maddalena nelle quali sono presenti sepolture semite e cristiane. Il 114 d.C. vede l’inaugurazione della via Traiana che collega Benevento e Brindisi, escludendo Venosa, ciò causò notevoli problemi ai traffici economici della città.
 

Medioevo

Castello Aragonese di Venosa

La caduta dell’Impero Romano e l’ingresso nel periodo medievale favorirono la presenza di popolazioni barbariche nel territorio meridionale, in particolare la città subì continue occupazioni a partire dal V secolo. Gli Eruli, capeggiati da Odoacre, riuscirono ad occupare la città nel 476 mentre, nel 493, gli Ostrogoti la fecero diventare un centro amministrativo, economico e politico, anche se il titolo fu successivamente assegnato ad Acerenza.

Negli anni compresi tra il 570 e il 590, grazie ai Longobardi, fu eletta sede di gastaldato, circoscrizione amministrativa, mentre, nell’ 842 la città fu invasa dai Saraceni, scacciati per mano di Ludovico II, l’imperatore del Sacro Romano Impero. Anche i Bizantini arrivarono a Venosa che la occuparono fino alla battaglia del fiume Olivento, durante la quale furono sconfitti dai Normanni capeggiati da Arduino nel 1041, negli anni della dominazione normanna, la città fu sotto la responsabilità di Drogone d’Altavilla.

Sulla base degli studi effettuati al monastero di San Nicola di Morbano si può confermare la presenza dei Greci verso il 980 d.C. Per opera di Ruggero II di Sicilia la città venne saccheggiata ed incendiata. L’arrivo degli Svevi con Federico II rappresenta per la città un importante periodo di sviluppo urbano grazie alla costruzione del Castello edificato sui resti di un fortilizio Longobardo del XI secolo, al quale verrà affidata la funzione di Tesoro del Regno, Ministero delle Finanze.

A partire dal 1200, il Castello fu adibito a convento dei Frati Agostiniani, successivamente nelle mani dei Salesiani ed infine dei Padri Trinitari, ancor oggi presenti, verso il 1177 si attesta la presenza delle monache nel Monastero di San Benedetto. Anno particolarmente importante è il 1232 che vede la nascita del futuro imperatore Manfredi, nato dall’unione di Federico II e Bianca Lancia. In seguito gli Aragonesi si impossessarono della città mentre, nel 1304 la città venne assegnata da Carlo d’Angiò al figlio Roberto il Saggio.
 

Informazioni culturali: Rinascimento

Carlo Gesualdo, compositore e principeIn seguito ad un alternasi di signori feudali, Venosa venne assegnata, nel 1453, come feudo agli Orsini. In seguito la città fu concessa in dote da Donata Orsini, nel 1443, al duca Pirro Del Balzo, che fece edificare il Castello in un periodo compreso tra il 1460 e il 1470 e la con cattedrale di Sant’Andrea consacrata nel 1531.

Agli Angioini seguirono gli Aragonesi della famiglia Gesualdo che, nel 1561, acquisirono il titolo di feudatari e principi di Venosa, trasformando la città in un importante centro culturale, artistico e intellettuale. In questi anni visse il principe Carlo Gesualdo, famoso per il suo talento di musicista, uno tra i più prestigiosi del tempo, ma anche tra i più chiacchierati poiché si presume abbai assassinato la moglie nelle sale del castello, Maria d’Avalos, per un tradimento.

In base alle norme del Concilio di Trento, nel 1589 il monastero femminile di Santa Maria della Scala fu trasferito in una nuova struttura edificata al di fuori delle mura della città. Nel 1614, verso la fine del Rinascimento, nacque il cardinale Giovan Battista De Luca, in seguito trasferitosi a Salerno e a Napoli per motivi di studio e, successivamente stabilitosi a Roma, qui eletto cardinale da papa Innocenzo XI. Venosa, nel 1647, partecipò alla rivolta “masaniellana, capeggiata in Basilicata da Matteo Cristiano.
 

Dal settecento ad oggi

Dopo esser passate nelle mani di diverse nobili famiglie, come i Ludovisi e i Caracciolo, verso la fine del Settecento, fu redatta la costituzione della municipalità repubblicana per mano dei Rapolla e altri nobili venosini, che venne fortemente rifiutata dal popolo che si fece sentire attraverso numerose rivolte, creando una forte opposizione tra le parti. Verso il 1800 Venosa risulta essere la terza città con più possedimenti in tutta la regione, dopo Melfi e Matera, oltre ad avere il diritto attivo e passivo nel Parlamento Nazionale Napoleonico, inoltre, nel 1820 partecipò, in piccola parte, alle sommosse contadine e ai moti carbonari.

Protagonista indiscusso fu Luigi La Vista, uno scrittore e poeta di stampo liberale che venne ucciso durante una di queste sommosse sulle barricate a Napoli per mano di una guardia svizzera nel 1848. Il 1849 rappresentò un anno particolarmente gravoso per la città a causa del forte astio che nacque tra i proprietari terrieri, alcuni dei quali favorevoli alla cessione di alcune delle loro quote di terre ai contadini altri completamente contrari. Tali opposizioni si concretizzarono in una guerra civile, ulteriormente aggravata dai vari interessi politici, tali sommossa venne repressa in modo brusco causando l’esilio di molta gente, anche innocente, nelle segrete del Castello.

Il 1861 vede l’arrivo nella città dei briganti, capeggiati da Carmine Crocco, che occuparono la città, dopo aver respinto la guarnigione della Guardia Nazionale di Venosa, acclamati dai cittadini venosini. A Venosa nacque, nel 1866 il deputato del Partito Popolare, ministro del Tesoro negli anni del primo governo Mussolini, Vincenzo Tangorra, mentre, nel 1889, Giustino Fortunato acquisì la cittadinanza onoraria per il contributo alla costruzione della via ferroviaria Rocchetta – Gioia del Colle.

Nel 1908 la città passò dall’illuminazione a gas e a petrolio a quella elettrica e nel ’46, ultimata la Seconda Guerra Mondiale, con il referendum istituzionale del 2 giugno furono registrati 3.047 voti a favore della monarchia. Nel 1992 venne festeggiato il “bi millenario” della morte del poeta latino Quinto Orazio Flacco, uno dei principali simboli di Venosa.